Vediamo, quindi creiamo.

CreativitàeBranding

CreativitàeBranding

Ogni agenzia di comunicazione si annuncia come agenzia creativa. È facile dirlo, meno spiegare cosa è la creatività, in cosa consiste, e perché è uno strumento che può portare i risultati sperati. La creatività è la capacità di vedere le cose da un altro punto di vista, di guardare dove gli altri non guardano. Di indicare una strada diversa, a cui nessuno aveva pensato prima. Un creativo non può guardare dove tutti guardano, altrimenti che ci sta a fare?

Non c’è agenzia che non affermi di essere creativa, anche perché la creatività pare un concetto astratto, incomprensibile. Invece è qualcosa di estremamente pratico. Primo perché la buona creatività discende da un forte pensiero strategico. E secondo perché comunicare in maniera astratta, retorica, poco concreta non è rilevante per il pubblico, e quindi serve a poco o nulla. Senza un buon insight, cioè il vantaggio dal punto di vista del destinatario della comunicazione, non ha molto da raccontare. E poi, la creatività si fa capire subito, è diretta, chiara e semplice. Che non significa elementare. Al contrario.

Pensare, dunque, è la condizione necessaria per essere creativi. Ma non sufficiente: serve anche pensare in un modo diverso, per dire le cose corrette e per dirle in modi inattesi. Così ci si fa ascoltare. Un’agenzia non è creativa quando propone il “famolo strano”: quella è creatività per modo di dire perché è fine a se stessa, è infondata e inconsistenza. La vera creatività non è eccentrica, ma strategica. E sostanziosa: si vede e si fa sentire.

Perché è meglio avere creatività?

Ti fai notare.

Perché la creatività ti consente di distinguerti. Di farti notare, di raggiungere un posizionamento, o di consolidarlo, di difenderlo. È un modo per comunicare non banale, che fa pensare. Memorabile, quindi.

Creativo uguale metodico.

Perché se sei creativo nel modo giusto, sei anche metodico. Un buon metodo infatti deve essere creativo, ma un creativo deve avere un buon metodo. Fare le cose strane, solo per distinguersi, non è efficace. Farle in modo strategico invece, ti permette di distinguerti, ma anche di raggiungere gli obiettivi.

Scopriti.

Perché la creatività ti fa notare, ma ti aiuta anche ad accorgerti dei tuoi pregi, e dei tuoi difetti. Nasce dal confronto: parlando con noi, che ti conosciamo da fuori ma iniziamo a collaborare, possono uscire idee nuove, aspetti mai valutati prima.

L'apparenzanonInganna

Attorno al termine branding, ancora oggi, c’è confusione. Branding deriva da “brand”, che in inglese vuol dire marca. E la marca è l’insieme degli elementi che caratterizzano o rappresentano un’azienda, un prodotto o un servizio. Un’agenzia di branding si occupa, appunto, del brand: di progettarlo e realizzarlo in modo che rappresenti al meglio l’entità a cui appartiene.

Fare branding significa quindi progettare gli elementi per renderli rilevanti e distintivi per il consumatore di riferimento. È un processo di azioni integrate, non è solo l’attività di design del marchio, ma contiene anche una serie di idee strategiche che portano all’utilizzo di quel marchio sui corretti supporti e contesti, e un confezionamento del marchio stesso anche con il giusto naming e payoff.

Un’agenzia di branding che sa quel che fa non si limita a proporre un marchio alla moda: sarebbe un inutile esercizio di stile e lo farebbe per se stessa piuttosto che per il cliente. Dovrebbe semmai proporre quello che serve a quest’ultimo, dal momento che il cliente spesso sa quel che vuole, ma può non sapere come ottenerlo.

Fare branding oggi vuol dire anche tenere conto dell’aspetto percettivo. Dell’emozione che il brand genera, dei messaggi che veicola, di come appare al suo pubblico. Ecco perché si dice che l’apparenza inganna, ma nel mondo della comunicazione è vero anche il contrario: un marchio rappresenta l’azienda in un dato momento. E se questa cambia nel tempo, dovrebbe cambiare anche il marchio, anche se lo ha disegnato il fondatore cento anni fa. Anzi, proprio per questo.

Perché fare branding?

Non trascurarti.

Perché l'apparenza, nel business, molto spesso non inganna. Racconta semmai molte verità: se è trascurata, è probabile che lo sia anche l'azienda. Altrimenti porta l'interlocutore a non volerlo scoprire nemmeno, quindi ad allontanarsi.

L'immagine conta.

Perché spesso conta più come ti presenti di quello che dici o fai. Soprattutto quando ti interfacci con clienti poco consapevoli. Quindi l'immagine è importante. Se è tutto in ordine, sarai più facilmente ascoltato, considerato, accolto.

Chi si ferma è perduto.

Perché i brand di oggi non sono quelli di 10, 20, 50 anni fa. La percezione, anche estetica, cambia, si evolve, si aggiorna. E così vanno aggiornati anche i brand, alle volte rivoluzionandoli, altre restaurandoli. Perché se ha funzionato fino ad adesso non è detto che lo faccia anche in futuro.